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SPAMMATE QUI PER ROSTRUS


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Crono
Faraonico Imperatore-Dio
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L'Ammazzatore

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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:46   -   SPAMMATE QUI PER ROSTRUS Rispondi con citazione   

Inserite qui lo spam quando vi servono urgentemente rostrus. Solo per le emergenze e se andate di fretta, e non troppi.

OGNI CARATTERE NEL POST VI AGGIUGNE 0.02 ROSTRUS, SE FATE TROPPI POST ALL'ORA NON GUADAGNATE

NON SERVE SCRIVERE PIU DI 3000 CARATTERI

SPAMMATE SOLO PER LE EMERGENZE, SE AVETE 1000 ROSTRUS E IL PET VIVO NON C'E' NESSUNA EMERGENZA

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Ultima modifica effettuata da Crono il Gio Gen 06, 2005 16:13, modificato 6 volte in totale


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SYS 64738
- B A N N E D -




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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:48   -   Rispondi con citazione   

Non capisoc Sad

ASOE ho rivalutato
devo generare un post sufficientemente grande per avere i soldi necessari a comparmi il pet
RI_MINCHIA devo farne uno veramente enorme
mi sa che pasto qualche log generato di Lele
uhguheear

Managia la mafbdinna oggi mi an sospesso-.
Stavo al campetto e un mio amiko stava a senti qualcosa quando sto lamer che stava seduto akkanto managia la mafbdinna mi da due calci e bob smetteva e continua ha urlare CPOJONE!! così jo detto 'sei un pk lavoratore, non l'hai ankora caèpito cn ki parli'' e gli do qualke sciaffi sul cranio e gli ho spòakkato la schiena con la spranga spargi folla,. Poi so andato al gabbio e mi so preso la denuncia per uso pericoloso di palestra.
O gli ormoni ha 600... una volta so andato co una lesbica di 30 anni, cipè mi ha dato il culo la bocca.....ma non miva ancora di fidanzarmi quindi non me la incuko..devi capire chr io l'ho iusato troppo con la RAgazza-.


Codio l'altro ieri mi an sospeso.
Stavo alle isole vergini e un mio amiko stava spiegando qualcosa quando sto testa di kaazo che stava seduto akkanto mi da due kazzotti così jo detto 'sei un cokoe, scuse mua' e gli do 2 sputi megaveloci sul cranio,. Art Scholl (ke stava li) ha detto CHE FAIIII SOSPESSO-.
Ma ce so proprio scuole di pesi? ho cercato n'e trovo solo di micro mashin. O gli ormoni ha 950... una volta ho skopato co una di quasi 35 anni...-. E poi procido so musoloso, GLI SKIN NON SE FANNO METTE I éPIEDI SOPRA.


RI_MINCHIA oggi ho menato ha uno.
Stavo in palestra DRL e un mio amiko stava a rimorkia quando sto coglione mi da 2-3 kazotti megaveloci e bob smetteva così je dico 'sei un cokoe, non l'hai ankora caèpito cn chi parli'' e gli do 6-7 calci sul cranio kesè reciso, 6punti su il cranio.
Cmq porkodio ho fatto 5 anni di armi da lancio minimo un'ora al giorno, 8 anni e mezzo di tanti addominali minimo 1 ora al giorno-. O gli ormoni a 500... una volta o skopato co una di 34 anni, cioè mi ha dato il culo la bocca...-. E poi codio so musoloso, io quando mi inkazzo so + veloce de un cane

Porocido l'altro ieri mi han sospeso.
Stavo ai giardini e mio kuggino stava a rimorkia quando sto eb reo de merda mi dice TE SCONFIO così jo detto 'sei un pk lavoratore, scuse mua' e gli do 8-9 sciaffi veloci sul ginokkio, 8lividi su il bracci 261 punti su il ginokkio.
So troppo matto ho rotto il naso kesè rotto, spaccato la spina d'orsale, rotto la pancia con la gold viking perke giocava colle micro mashin, mandato ghente al pronto soccorso, ora ke so minorenne bene vediamo tra 4 anni... ma ora se vengo a Viterbo vedri le risse, che so un campione in arti marziali-.

Lìcodio l'altro ieri mi han sospesso mentre skopavo a serèent (cap testimone)-.
Stavo a serèent e un mio amiko stava spiegando qualcosa normalmente quando sto coglione che stava seduto akkanto mi dice LANIMA DELLI MORTACCI TUA e mi da 2-3 calci e continua ha urlare CPOJONE! e non la smetteva così jo detto 'sei un pk lavoratore, te kiappo queli okkili de merda ke t'harritrovi tece pulisco er culo' e gli do 2 kazotti sulla spalla poi qualke sciaffi veloci sui ginokki, 947punti su il naso 7 lividi su il bracci. CrazyCOM1 alias GM sole (ke stava li) a detto CHE FAIIII FOTTTITITITITI.
Cmq ho fatto 5 anni di palestra minimo 1 ora al giorno, 8 anni e mezzo di paqlestra almeno quattro ore e mezza al giorno, 1° ai campionati regionali di arti marziali a Serèent-. Ma ce so proprio scuole di karate? o cercato non cene sono RI_MINCHIA. E poi porco dio so musoloso, SKATTO COME NA TIGRE.

_________________

[19:41:23] <@Valnuke`> f2


Ultima modifica effettuata da SYS 64738 il Dom Dic 26, 2004 23:06, modificato 1 volta in totale


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:56   -   Rispondi con citazione   

vado di fretta per il primo animale, cercate di capire amici

_________________

CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:56   -   Rispondi con citazione   

edit

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CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:56   -   Rispondi con citazione   

aiuti

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CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:57   -   Rispondi con citazione   

pgina

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CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 22:57   -   Rispondi con citazione   

pgina

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CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:06   -   Rispondi con citazione   

uhguheear... ora pasto l'inferno della divina commedia

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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:07   -   Rispondi con citazione   

IL CANTO 1:


Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
3 ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
6 che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
9 dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
12 che la verace via abbandonai.
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
15 che m’avea di paura il cor compunto,
guardai in alto, e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
18 che mena dritto altrui per ogne calle.
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
21 la notte ch’i’ passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
24 si volge a l’acqua perigliosa e guata,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
27 che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
30 sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
33 che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia d’inanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
36 ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
39 ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
42 di quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
45 la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
48 sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
51 e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
54 ch’io perdei la speranza de l’altezza.
E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
57 che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
60 mi ripigneva là dove ’l sol tace.
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
63 chi per lungo silenzio parea fioco.
Quando vidi costui nel gran diserto,
"Miserere di me", gridai a lui,
66 "qual che tu sii, od ombra od omo certo!".
Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
69 mantoani per patrïa ambedui.
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
75 poi che ’l superbo Ilïón fu combusto.
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
78 ch’è principio e cagion di tutta gioia?".
"Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?",
81 rispuos’io lui con vergognosa fronte.
"O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
84 che m’ha fatto cercar lo tuo volume.
Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
87 lo bello stilo che m’ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
90 ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi".
"A te convien tenere altro vïaggio",
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
93 "se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
96 ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
99 e dopo ’l pasto ha più fame che pria.
Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ’l veltro
102 verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
108 Eurialo e Turno e Niso di ferute.
Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
111 là onde ’nvidia prima dipartilla.
Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
114 e trarrotti di qui per loco etterno;
ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
117 ch’a la seconda morte ciascun grida;
e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
120 quando che sia a le beate genti.
A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
123 con lei ti lascerò nel mio partire;
ché quello imperador che là sù regna,
perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
126 non vuol che ’n sua città per me si vegna.
In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l’alto seggio:
129 oh felice colui cu’ ivi elegge!".
E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
132 acciò ch’io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni là dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
135 e color cui tu fai cotanto mesti".
Allor si mosse, e io li tenni dietro.

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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:17   -   Rispondi con citazione   

prevedo un BAN per questo post
uhguheear... però almeno ci guadagno rostrus

Vangelo secondo Matteo
1
1Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 5Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6Iesse generò il re Davide.

Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.

12Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.

17La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.

18Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati".

22Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta
23Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

2
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". 3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".

9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".

14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.

16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:

18Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.

19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino". 21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele. 22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea 23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno".

3
1In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea, 2dicendo: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!".

3Egli è colui che fu annunziato dal profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!

4Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. 5Allora accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e dalla zona adiacente il Giordano; 6e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano.

7Vedendo però molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? 8Fate dunque frutti degni di conversione, 9e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. 12Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile".

13In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?". 15Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia". Allora Giovanni acconsentì. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che disse: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".

4
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane". 4Ma egli rispose: "Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio".

5Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio 6e gli disse: "Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo,
ed essi ti sorreggeranno con le loro mani,
perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede".

7Gesù gli rispose: "Sta scritto anche:

Non tentare il Signore Dio tuo".

8Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: 9"Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai". 10Ma Gesù gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto:

Adora il Signore Dio tuo
e a lui solo rendi culto".

11Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13e, lasciata Nàzaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali,
sulla via del mare, al di là del Giordano,
Galilea delle genti;
16il popolo immerso nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte
una luce si è levata.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino".
1Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". 3Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: "Costui bestemmia". 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina? 6Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua". 7Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

9Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". 12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

14Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?". 15E Gesù disse loro: "Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.

16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. 17né si mette vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa e gli otri van perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano".

18Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". 19Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli.

35Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità. 36Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".



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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:20   -   Rispondi con citazione   

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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:21   -   Rispondi con citazione   

muggiar

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CRXPirate ha scritto:
fino a 17 anni facevo schifo, mi facevo schifo.. vestivo da pezzente, nn mi curavo.. sempre spettinato..
poi ai 18 ho deciso di cestinare il cesso ke ero, iniziare a spendere un puttanaio di soldi in parrucchiere e vestiario..

ora ciulo, ricevo proposte via sms da donne ke non conosco, il mio numero e' ambito da molte, le ragazze mi palpano il culo nei luoghi affollati, in discoteca 4/5 volte a sera ragazze vengono a dirmi "c'e' una mia amica che vuole conoscerti..."


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Messaggio Dom Dic 26, 2004 23:52   -   Rispondi con citazione   

Il viaggio ultraterreno di Dante vanta alcuni precedenti illustri come l’Eneide. Tuttavia Enea non è il solo ad aver preceduto Dante, da vivo, nel mondo dei morti. La discesa agli inferi infatti è un topos presente in quasi tutte le tradizioni. Confrontale diverse motivazioni e i diversi significati dei viaggi di Orfeo, Ulisse, Enea e Dante.

Introduzione

Il viaggio ultraterreno nel mondo dei morti è un tema che ha sempre affascinato l’uomo, tanto da essere presente praticamente nella letteratura d’ogni tempo e d’ogni civiltà.
La summa di tali viaggi immaginari è sicuramente la “Commedia” di Dante, un’opera maestosa sul piano narrativo, lessicale, formale, morale e didascalico. Ma a preparare il terreno su cui Dante si sarebbe mosso furono le grandi opere classiche, sia romane che greche. Le più eminenti sono senza dubbio l’ “Eneide” virgiliana e l’ “Odissea” omerica; entrambe nacquero prendendo spunto dalla tradizione mitologica antica, che affondava le sue radici negli albori della civiltà umana. Tra i miti facenti parti di tale tradizione spicca per originalità e importanza quello di Orfeo, mitico cantore protagonista di innumerevoli leggende.
Tutte queste opere trattano del viaggio agli inferi, ma le diversità nelle motivazioni e negli scopi rendono necessario esaminare separatamente ogni esperienza.


Orfeo

O. è uno di quei cantori mitici di cui è piena la tradizione greca, ma si stacca dagli altri per essere stato assunto a simbolo del movimento mistico dell’orfismo. La sua genealogia lo vede figlio di Apollo, dio della musica, e di Calliope, musa del canto; secondo la tradizione fu il primo cantautore della storia. Molte sono le leggende che lo riguardano: fu uno degli uomini che partecipò all’avventura degli argonauti, svelò ai mortali i segreti degli dei e, appunto, varcò la porta degli inferi. Fra tutti, quest’ultimo mito è quello che ha avuto maggior fortuna.

Si narra che la moglie di O., Euridice, mentre fuggiva da Aristeo che voleva possederla, venne morsa da un serpente e morì. Suo marito però non accettò l’avvenimento e decise di cercare l’entrata del mondo dei morti per riportare in vita sua moglie. La trovò a Cuma, presso Napoli, e vi entrò. Grazie alla celestiale musica della sua lira riesce a placare l’ira di Caronte e di Cerbero; inoltre le sue note fanno cessare i tormenti di Tantalo, Sisifo, Issone e Tizio.
O. giunge infine al cospetto di Ade e Persefone, sovrani degli inferi, e ottiene da loro di potersi riprendere la sua amata Euridice. Riesce a convincerli ancora una volta grazie alla sua musica, che accompagna con queste parole: “O regnator di tutte quelle genti ch’hanno perduto la suprema luce, udite la cagion dei miei lamenti… pietoso amor dei nostri passi è duce: non per Cerbero legar fei questa vita, ma solamente per la donna mia… anzi, il mio core, ond’io meno la vita acerba, né posso più resistere dal dolore… ma se la memoria alcuna in voi si serba del vostro celebrato antico amore, se la vecchia rapina in mente avete, Euridice mia bella mi rendete…”.
Gli dei pongono però una condizione a O.: non avrebbe dovuto girarsi a guardare Euridice prima di uscire dagli inferi; per assicurarsi che ciò non avvenga Hermes accompagna i due sposi sul cammino del ritorno. O. però è debole e non riesce a trattenersi dal guardare la sua bella. Egli la perde così per la seconda volta, e, pieno di dolore, comincia a vagare solo e disperato. Il musico rifiuta la compagnia di tutte le donne e le Menadi, offese, lo uccideranno facendolo a pezzi. La sua testa mozzata, però, continuerà a cantare le lodi di Euridice mentre viene trasportata dai flutti del mare. Arriverà alfine a Lesbo, dove verrà sepolto.

Orfeo è un eroe concepito in una dimensione molto umana: non scende nell’ade per conoscere il suo futuro o per adempiere a un ordine divino, ma per un suo bisogno personale, nel nome di un sentimento, l’amore, tipicamente umano, e lontano quindi dagli ideali che mossero Dante ed Enea.
L’uomo in tal senso assume una nuova dignità, che gli permette di lottare contro un destino che sembra ineluttabile. Orfeo lotta per far tornare in vita Euridice, e quasi vi riesce facendo appello alle sue sole capacità. L’uomo, insomma, pur subordinato agli dei, può influenzare il corso degli eventi con le sue azioni. L’umanità di Orfeo, però, è visibile anche nella sua debolezza, nell’impazienza che alla fine gli costerà la perdita della moglie. Un eroe, quindi, umano nel bene e nel male, con i suoi difetti ma con una grande forza di volontà.
Analizzando l’aspetto puramente narrativo si nota una concezione ancora acerba dell’inferno, dove gli unici elementi caratteristici sono la presenza del fiume Stige, di Caronte, e di alcuni dannati mitici, come Tantalo e Sisifo. La fabula è essenziale, come è tipico nelle leggende antiche, e comunque non paragonabile al viaggio infernale di Ulisse e di Enea, e ancor meno di Dante.

Ulisse

Eroe della mitologia greca, figura di primo piano nell’Iliade e protagonista dell’Odissea (entrambe le opere sono tradizionalmente attribuite a Omero, ma ciò è molto dubbio), U. fu figlio di Laerte e di Anticlea, sovrani di Itaca, nonché bisnipote di Ermete. Da questo dio proviene la sua proverbiale astuzia, che lo rese ben presto caro ad Atena. La storia di U. è strettamente legata alla mitica guerra di Troia: egli ne è all’origine ed egli la conclude. Fu Ulisse infatti a convincere gli altri principi greci a collaborare nella guerra contro troia (la guerra secondo il mito avvenne a causa del rapimento, da parte di Paride, di Elena, moglie di Menelao, capo degli achei), e fu grazie a una sua idea (il famosissimo cavallo di Troia) che tale guerra si concluse con la vittoria achea.
Il suo ritorno a Itaca fu ricco di disavventure, che sono narrate nell’Odissea. Una di queste fu l’incontro con la terribile maga Circe. Una volta sconfitta, è proprio lei a suggerire a U. di recarsi negli inferi e di parlare con l’indovino Tiresia per conoscere il suo destino. Il principe segue il consiglio e seguendo le indicazioni della maga arriva nell’ade con la sua nave. U. si addentra solo nel mondo dei morti, recando con se solo un montone e una pecora nera da sacrificare. Per parlare con i defunti è infatti necessario un sacrificio. Prima che U. potesse compiere il rito, però, viene contattato da uno dei suoi uomini che, non avendo ricevuto degna sepoltura, non può ancora riposare in pace. Per questo riesce a parlare al suo re anche senza il sacrificio degli animali. U. gli promette che presto avrà le onoranze che gli spettano, e poi sacrifica i due animali. Subito allora gli si avvicina Tiresia, il quale gli rivela che gli dei intendono premiarlo per il suo ardimento. L’indovino gli dice che anche se riuscirà ad arrivare a Troia, troverà lì principi ambiziosi che cercano di sedurre sua moglie, Penelope. Gli rivela inoltre che Poseidone è adirato con lui, per via della morte di suo figlio Poliremo. Tiresia infine lo mette in guardia da Iperone, dio del sole: se infatti uno dei suoi armenti sacri sarà ucciso, sarà costretto a tornare a casa da solo, dopo aver perduto tutti i suoi compagni , su una nave straniera. Dopo Tiresia si avvicina ad U. sua madre Anticlea, che Ulisse sapeva ancora viva. Ella lo informa che la sua casa è invasa dai Proci, e che suo figlio Telemaco non è abbastanza maturo per fronteggiarli; anche il padre Laerte, spinto dal dolore, aveva lasciato la sua casa. U. commosso prova ad abbracciarla, senza però riuscirvi, e alla fine si allontana. Incontra negli inferi anche Agamennone, principe acheo; Achille, l’eroe greco che aveva deciso le sorti della guerra; Aiace, principe acheo invidioso di Ulisse, suicidatosi a causa di quell’incontenibile invidia. Avvista inoltre Tantalo e Sisifo, mitici personaggi che scontano orrende pene all’inferno. Preso dalla paura, Ulisse torna alla sua nave e riprende il suo cammino.

Ulisse non è il classico eroe greco, come Achille o Ettore, dotato di forza miracolosa e sempre giusto nelle sue azioni. La sua figura, molto sfaccettata, è quella dell’uomo che lotta per la sopravvivenza, contro una sorte avversa, spesso sbagliando, pagando caro i suoi errori.
Ulisse nella sua Odissea vive momenti di grande sconforto, come quando è tenuto prigioniero da Calipso, ma ne esce sempre fortificato, non si lascia piegare dagli avvenimenti.
Anche se gli dei lo ostacolano, Ulisse riesce così a tornare a Itaca, ma ci torna solo, senza nessun compagno sopravvissuto, dopo anni di vagabondaggio, e trova ad attenderlo cospiratori che speravano nella sua morte. Ed è per questo che Ulisse alla fine si domanda se ribellarsi al suo destino sia stato utile. Ha sfidato gli dei, ha visitato gli inferi, ha ascoltato il canto delle sirene, ma alla fine si è ritrovato a doversi fingere mendicante per prendere possesso di una terra già sua.
Questo è il dramma di Ulisse, il dramma di un uomo giusto che a causa della sua sete di conoscenza è condannato a un’esistenza dolorosa. Che senso ha poter rivedere la propria madre se poi non la si può abbracciare? Che senso ha tornare nella propria patria dopo venti anni se poi non si viene riconosciuti? E ancora che senso ha lottare contro la sorte quando poi si rimane soli?
Eppure Ulisse continua imperterrito per la sua strada. Accetta il suo dramma consapevolmente. Sa che probabilmente non ce la può fare contro le forze superiori che manovrano il mondo, ma ciononostante le sfida.
Ulisse è un uomo incredibilmente vicino agli ideali umanisti: un uomo dotato di una nuova dignità, non più spettatore passivo degli eventi, ma parte attiva degli stessi, che lotta di volta in volta per raggiungere un nuovo equilibrio che sia più consono alle sue esigenze. Probabilmente è per questo che Dante, tipico uomo medievale, porrà Ulisse nell’inferno, fra i consiglieri fraudolenti, considerando il suo tentativo ti capire e cambiare il mondo troppo pretenzioso: nel medioevo la realtà era ritenuta in conoscibile e immobile, in quanto espressione della volontà divina. Il tentativo di Ulisse di oltrepassare i limiti che Dio ha imposto all’uomo, il tentativo di superare le colonne d’Ercole, è considerato un “folle volo” (Inferno, XXVI), e quindi sconsigliabile. Più vicino agli ideali medioevali è il viaggio di Enea, che segue la volontà divina con obbedienza, accettando il proprio destino.
I motivi che spingono Ulisse negli inferi si addicono alla personalità dell’eroe. Sempre desideroso di apprendere, Ulisse desidera conoscere il proprio futuro. Questo però non è ineluttabile, come nel caso di Enea, ma cambierà a seconda delle scelte di Ulisse, se gli armenti di Iperone verranno o no uccisi. Tutto ciò è conforme all’immagine di Ulisse, uomo che può cambiare il corso degli eventi con la volontà. Inoltre è necessario specificare che mentre Enea verrà a conoscenza del suo futuro per meglio adempire alla missione che gli è stata affidata, ad Ulisse verrà rivelato solo per un suo bisogno. Da Enea dipende la nascita di Roma. Da Ulisse dipende solo la sua sopravvivenza.
Enea

Figlio di Anchise e della dea Afrodite, sposo di Creusa e padre Ascanio, E. è tra i capi troiani nell’Iliade. Il suo mito è essenzialmente un “mito del fondatore”: a lui è affidata la missione di riportare in vita lo splendore di Troia, fondando un nuovo impero. Ellanico è il primo che ipotizza una possibile relazione fra E. e la fondazione di Roma, ma sarà soprattutto Omero, con la sua Eneide, ad approfondire il discorso.
Nell’ Eneide E. appare pio e generoso, ma sopratutto fedele esecutore del fato suo e della sua gente. L’opera narra delle peripezie che l’eroe deve affrontare per arrivare nel Lazio, e le successive guerre che deve condurre per conquistarlo.
Dopo aver lasciato Troia E. avrà mille peripezie, che lo porteranno a Creta, ad Azio, in Sicilia, terra dei Ciclopi, e a Cartagine. Qui la regina Didone si suiciderà a causa dell’amore non corrisposto che prova verso E.. L’eroe troiano arriverà infine a Cuma, dove verrà introdotto nell’antro della Sibilla.
Questa rivelerà il suo futuro nel Lazio ad E., ma quando l’eroe chiede di essere ammesso negli inferi per salutare suo padre la Sibilla pone tre condizioni: dovrà trovare un ramoscello d’oro, dovrà seppellire un compagno morto e dovrà sacrificare pecore nere. Una volta sulla via del ritorno al lido, E. scorge la salma di Miseno, troiano ucciso da Poseidone, e decide di cercare rami per la cremazione. Durante la ricerca si imbatte nel ramoscello d’oro, e una volta seppellito Miseno torna dalla Sibilla. Stavolta l’indovina lo porta con sé nel regno dei morti, attraverso una grotta profonda che termina in un vestibolo. Da qui arrivano sulle rive dell’Acheronte, dove le schiere dei morti aspettano di essere traghettate da Caronte. Sulla sponda del fiume E. incontra Palinuro, suo connazionale,e si intrattiene a parlare con lui. Caronte accetta di far proseguire la Sibilla ed E. solo dopo aver visto il ramoscello d’oro, mentre Cerbero viene zittito da una focaccia drogata. Giunti nell’antinferno, E. incontra Didone nei campi del pianto, ma la regina non lo degna di una parola. Successivamente incontra nei campi degli eroi Deifobo, suo parente, che gli racconterà l’ultima notte di Troia. Gli confermerà inoltre l’investitura a restauratore della gloria Troiana. Giungono infine a un bivio che conduce da una parte al tartaro e dall’altra ai campi elisi. Usando il ramoscello d’oro E. apre i portoni dei campi elisi, e finalmente raggiunge suo padre Anchise sulle sponde del Lete. E. prova tre volte ad abbracciarlo, senza mai riuscirvi, e il padre spiega al figlio il meccanismo della reincarnazione: le anime, purificate nel Lete, dopo cento anni rinascono in altri corpi. Anchise indica ad E. le anime dei futuri Romolo, Cesare, Pompeo, Augusto e dei due Marcelli.
Una volta terminata la spiegazione, Anchise si congeda e la Sibilla ed E. tornano in superfice.

L’Eneide avrà lunga fortuna nel Medioevo, grazie al carattere allegorico che assumerà la figura di Enea. Il suo cammino verrà confrontato al cammino della vita umana, che attraverso le difficoltà arriva a pieno compimento nell’accettazione del proprio destino. La figura di Enea ben si accosta, infatti, all’idea medioevale della vita: siccome le manovre di Dio sono imperscrutabili, gli uomini non devono fare altro che avere fede e accettare serenamente il proprio destino.
Con Enea si torna all’idea dell’eroe giusto e valoroso, che mosso da nobili ideali dedica la sua vita a qualcosa di più grande, per cui verrà ricordato nei secoli a venire. Un eroe, quindi, che si distacca da Ulisse, e ancor più da Orfeo, che dedicarono la loro vita al raggiungimento della felicità per loro e per i propri cari, con risultati più o meno brillanti. Enea invece per adempiere al suo destino lascerà anche la donna che lo amava, teso a portare a termine quel grandioso disegno che era la nascita di Roma. Oltretutto Orfeo e Ulisse lottano contro una sorta infausta, mentre Enea si lascia docilmente guidare attraverso un cammino predestinato, senza cercare di opporsi. Questo suo completo abbandono al divino lo avvicina a Dante, che prenderà Enea come esempio nella Commedia e Virgilio come maestro.
Anche il viaggio nell’oltretomba era predestinato per Enea, siccome grazie a esso avrebbe conosciuto maggiori dettagli circa la sua discendenza Romana. Il motivo che spinge l’eroe negli inferi non è dunque personale, bensì adempimento a un ordine divino; man mano che avanza nel suo viaggio ultraterreno, l’eroe incontra quattro persone, in un crescendo di legami affettivi sempre più intimi. Il primo che incontra è Palinuro, compagno di Enea ucciso da stranieri; il secondo incontro è quello con Didone, regina cartaginese innamorata di Enea, suicidatasi per amore; il terzo incontro è con Deifobo, amico e parente di Enea, nonché terzo marito di Elena dopo che Paride fu ucciso; infine incontra suo padre Anchise, che lo metterà in guardia circa gli eventi futuri e gli mostrerà i suoi discendenti.
Sul piano narrativo si nota un maggiore approfondimento, rispetto all’Odissea e al mito di Orfeo, circa la struttura dell’inferno. Secondo Virgilio si arriva all’ade tramite una grotta posta vicina al lago Averno, tra il bosco di Diana e il tempio di Apollo. Discendendo nella grotta si arriva ad un vestibolo dove vagano le anime dei defunti non seppelliti. Al centro del vestibolo sorge l’albero del sonno. Subito dopo vi sono le sponde dell’Acheronte, fiume nel quale si riversa anche il Cocito, fiumiciattolo che circonda le selve interne dell’ade. Il traghettatore è il dio Caronte, unico dio privo della giovinezza eterna. Sull’altra sponda fa da guardia allantinferno Cerbero, il cane a tre teste.
L’antinferno accoglie i morti prematuramente, e si divine nei Campi del Pianto (i morti suicidi per amore) e nei Campi degli Eroi (i morti in battaglia). Tale antinferno è circondato dal fiume Stige. Subito dopo si apre un bivio tra il tartaro, parte più bassa dell’inferno, bagnata dal Flegetonte, dove vengono puniti i malfattori, e i campi elisi, dove si trovano le anime giuste. I campi elisi a loro volta si dividono nella valle dell’Eridano e nella valle del Lete. La prima accoglie le anime pronte a ricongiungersi con lo spirito, la seconda le anime destinate a reincarnarsi. L’ade è infine chiuso da due porte del sonno: la porta del corno, da cui escono i sogni veraci, e la porta d’avorio, da cui escono i sogni fallaci.
Si noti come l’organizzazione dell’inferno si vada via via evolvendo nei passaggi tra Orfeo e Ulisse, a Enea, fino a Dante, come poi vedremo.

Dante

Dante e la sua opera meriterebbero un approfondimento che io ancora non sono in grado di offrire, avendo cominciato da poco il loro studio. Per questo, con sommo rammarico, debbo rinunciare alla trattazione.



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Messaggio Lun Dic 27, 2004 3:00   -   Rispondi con citazione   

IL CANTO 1:


Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
3 ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
6 che nel pensier rinova la paura!
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
9 dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
12 che la verace via abbandonai.
Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto,
là dove terminava quella valle
15 che m’avea di paura il cor compunto,
guardai in alto, e vidi le sue spalle
vestite già de’ raggi del pianeta
18 che mena dritto altrui per ogne calle.
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m’era durata
21 la notte ch’i’ passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
24 si volge a l’acqua perigliosa e guata,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
27 che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
30 sì che ’l piè fermo sempre era ’l più basso.
Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
33 che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia d’inanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
36 ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
39 ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
42 di quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
45 la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
48 sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
51 e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
54 ch’io perdei la speranza de l’altezza.
E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
57 che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
60 mi ripigneva là dove ’l sol tace.
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco,
dinanzi a li occhi mi si fu offerto
63 chi per lungo silenzio parea fioco.
Quando vidi costui nel gran diserto,
"Miserere di me", gridai a lui,
66 "qual che tu sii, od ombra od omo certo!".
Rispuosemi: "Non omo, omo già fui,
e li parenti miei furon lombardi,
69 mantoani per patrïa ambedui.
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
72 nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
75 poi che ’l superbo Ilïón fu combusto.
Ma tu perché ritorni a tanta noia?
perché non sali il dilettoso monte
78 ch’è principio e cagion di tutta gioia?".
"Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar sì largo fiume?",
81 rispuos’io lui con vergognosa fronte.
"O de li altri poeti onore e lume,
vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
84 che m’ha fatto cercar lo tuo volume.
Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
87 lo bello stilo che m’ha fatto onore.
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
90 ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi".
"A te convien tenere altro vïaggio",
rispuose, poi che lagrimar mi vide,
93 "se vuo’ campar d’esto loco selvaggio;
ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
96 ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
99 e dopo ’l pasto ha più fame che pria.
Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ’l veltro
102 verrà, che la farà morir con doglia.
Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
105 e sua nazion sarà tra feltro e feltro.
Di quella umile Italia fia salute
per cui morì la vergine Cammilla,
108 Eurialo e Turno e Niso di ferute.
Questi la caccerà per ogne villa,
fin che l’avrà rimessa ne lo ’nferno,
111 là onde ’nvidia prima dipartilla.
Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno
che tu mi segui, e io sarò tua guida,
114 e trarrotti di qui per loco etterno;
ove udirai le disperate strida,
vedrai li antichi spiriti dolenti,
117 ch’a la seconda morte ciascun grida;
e vederai color che son contenti
nel foco, perché speran di venire
120 quando che sia a le beate genti.
A le quai poi se tu vorrai salire,
anima fia a ciò più di me degna:
123 con lei ti lascerò nel mio partire;
ché quello imperador che là sù regna,
perch’i’ fu’ ribellante a la sua legge,
126 non vuol che ’n sua città per me si vegna.
In tutte parti impera e quivi regge;
quivi è la sua città e l’alto seggio:
129 oh felice colui cu’ ivi elegge!".
E io a lui: "Poeta, io ti richeggio
per quello Dio che tu non conoscesti,
132 acciò ch’io fugga questo male e peggio,
che tu mi meni là dov’or dicesti,
sì ch’io veggia la porta di san Pietro
135 e color cui tu fai cotanto mesti".
Allor si mosse, e io li tenni dietro.

opz



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Messaggio Lun Dic 27, 2004 8:44   -   Rispondi con citazione   

Non mi piace questa cosa dello spam per emergenze...e poi Cronk puoi mettere sotto i nostri nickname esattamente l'immagine del nostro animaletto?

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spleen ha scritto:
[...] c'eran 2 ragazzi che si giocavano IL RISPETTO a calcio balilla...
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Messaggio Lun Dic 27, 2004 11:39   -   Rispondi con citazione   

che bellissimo topic



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Messaggio Lun Dic 27, 2004 11:52   -   Rispondi con citazione   

valnuke ma visto che sei admin non fai prima a editarti i rostrus?

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and eye was like thirteen... and it was... a sunday morning, eye think...
and... eye think both my parents were still asleep
eye remember eye was gonna play sick, so eye wouldn't have to go to church that day...
and eye turned over...
and there he was... holding a pillow...
he smelled of sweat... and regret...
and he said...
- Shhh.


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Messaggio Lun Dic 27, 2004 12:16   -   Rispondi con citazione   

Valnuke è manner non farebbe mai una lamerata del genere...huh...no?

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spleen ha scritto:
[...] c'eran 2 ragazzi che si giocavano IL RISPETTO a calcio balilla...
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Messaggio Lun Dic 27, 2004 12:44   -   Rispondi con citazione   

ora trascrivo A MANO (ovviamente no cut&paste, sono manner anche io) un brano che mi è particolarmente a cuore... una delle cose più belle che abbia mai letto.

Apocalisse
(Nu 24:14-17; Is 26:8-9; So 1:14-1Cool
Titolo e argomento del libro
Am 3:7; Ap 22:6-10
1:1 Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. 2 Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo tutto ciò che ha visto.
3 Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!


Dedica alle sette chiese dell'Asia
(2Gv 3; 2Co 13:13) Ap 5:8-13; Mt 24:30-31
4 Giovanni, alle sette chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che sono davanti al suo trono 5 e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra.
A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6 che ha fatto di noi un regno e dei sacerdoti del Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
7 Ecco, egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà; lo vedranno anche quelli che lo trafissero, e tutte le tribù della terra faranno lamenti per lui. Sì, amen. 8 «Io sono l'alfa e l'omega», dice il Signore Dio, «colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente».


Il Figlio dell'uomo appare in visione a Giovanni
Da 10:5-12, 14; Mt 17:1-2
9 Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 10 Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come il suono di una tromba, che diceva: 11 «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea».
12 Io mi voltai per vedere chi mi stava parlando. Come mi fui voltato, vidi sette candelabri d'oro 13 e, in mezzo ai sette candelabri, uno simile a un figlio d'uomo, vestito con una veste lunga fino ai piedi e cinto di una cintura d'oro all'altezza del petto. 14 Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco; 15 i suoi piedi erano simili a bronzo incandescente, arroventato in una fornace, e la sua voce era come il fragore di grandi acque. 16 Nella sua mano destra teneva sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada a due tagli, affilata, e il suo volto era come il sole quando risplende in tutta la sua forza.
17 Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: «Non temere, io sono il primo e l'ultimo, 18 e il vivente. Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e dell'Ades. 19 Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito, 20 il mistero delle sette stelle che hai viste nella mia destra, e dei sette candelabri d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese.

Lettera alla chiesa di Efeso
(At 20:17, 28-31; Ef 1:15-16; 5:2; Eb 6:10-12)(Mt 24:12-13; 13:12)
2:1 «All'angelo della chiesa di Efeso scrivi:
Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:
2 Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. 3 So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. 4 Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. 5 Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. 6 Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io detesto.
7 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio.


Lettera alla chiesa di Smirne
Mt 5:10-12; 10:22, 39; Gm 1:12; 1P 4:12-13
8 «All'angelo della chiesa di Smirne scrivi:
Queste cose dice il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita:
9 Io conosco la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana. 10 Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
11 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda.


Lettera alla chiesa di Pergamo
2Te 1:4-5 (Gd 3-4, 11; 2Gv 7-11) Is 11:4
12 «All'angelo della chiesa di Pergamo scrivi:
Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli:
13 Io so dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure al tempo in cui Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana abita. 14 Ma ho qualcosa contro di te: hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni sacrificate agli idoli e a fornicare. 15 Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti. 16 Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
17 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve.

Lettera alla chiesa di Tiatiri
1Te 1:2-3 (At 15:28-29; 1Co 10:8, 19-22)(Eb 6:9-12; Ap 3:11, 21)
18 «All'angelo della chiesa di Tiatiri scrivi:
Queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente:
19 Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime. 20 Ma ho questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. 21 Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua fornicazione. 22 Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie. 23 Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere. 24 Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: Non vi impongo altro peso. 25 Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga.
26 A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni, 27 ed egli le reggerà con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, 28 come anch'io ho ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino.
29 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

Lettera alla chiesa di Sardi
(Gm 2:14-26; Mt 7:21-23; 24:42-51) Ap 7:9, 13-17
3:1 «All'angelo della chiesa di Sardi scrivi:
Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle:
Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto. 2 Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. 3 Ricòrdati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a serbarla e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti. 4 Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni.
5 Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli.
6 Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.

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Messaggio Lun Dic 27, 2004 14:08   -   Rispondi con citazione   

ma pensate ai poveri studentelli ke devono fare la ricerka su dante..
vanno su google e skrivono i primi versi dell'inferno, premono "MI SENTO FORTUNATO" e vengono mandati su failed.it AHUAHUHUAHUAHUHUA

PER NON PARLARE DEGLI STUDIOSI DI TEOLOGIA KE CERKANO IL VANGELO SECONDO MATTEO UHAUHAHUHUAHHUAHUAHUHUAHUHUAA

mi sento fortunato.

uhgueear

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Messaggio Lun Dic 27, 2004 14:55   -   Rispondi con citazione   

par ha scritto:
valnuke ma visto che sei admin non fai prima a editarti i rostrus?


Infatti sì.....porco giuda che adesso Cutto&Pasto tutto 'IT' di Stephen King (1300 e rotti pagine)...no dai,meglio di no, che esplode il forum...

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RAGAZZI E' VERO, IL MIO CAZZO E' GONFIO E NERO
LA CAPPELLA MI SI E' FRITTA QUANDO L'HO MESSA NELLA MARMITTA
SON CONTENTE LE PORCONE, PERCHE' CREDONO DI SCOPARE CON UN NEGRONE


-.Pecoraro Sgayo Garruso Demmedda Figgh' e Bolla. -


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Messaggio Lun Dic 27, 2004 15:20   -   Rispondi con citazione   

NON SERVE SCRIVERE PIU DI 3000 CARATTERI

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Messaggio Lun Dic 27, 2004 17:38   -   Rispondi con citazione   

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Messaggio Lun Dic 27, 2004 17:41   -   Rispondi con citazione   

cc



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Messaggio Lun Dic 27, 2004 18:01   -   Rispondi con citazione   

Spero tu non stia puntanto allo scua altrimenti puoi andare a dfanculo te e i tuoi post di spam ;DD

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[19:41:23] <@Valnuke`> f2


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Messaggio Lun Dic 27, 2004 19:04   -   Rispondi con citazione   

Ora controllo il pet

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Messaggio Lun Dic 27, 2004 20:06   -   Rispondi con citazione   

Crono ha scritto:
NON SERVE SCRIVERE PIU DI 3000 CARATTERI


Spiegalo agli altri che l'hanno già fatto scua.... Headbang

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Bella lì, una spada!
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Messaggio Mar Dic 28, 2004 13:39   -   Rispondi con citazione   

Ooops Smile
Magari se la prossima volta che posto loggo anche è meglio!


un mondo sei volte piu grande di quello originale che contiene 6 pianeti diversi con mostri , npc , citta , diverse in base al pianeta e pensare a 95 mostri in piu diversi in ogni pianeta, hai pg che nascono bambini e crescono col passare del tempo , alla grafica tutta diversa e il modo di alzare le skil di daoc , che ogni pg ha un allenatore che gli da quest da fare continue , che un pg e libero di comprare mattoni arredamento , calce e farsi da solo una casa
che i lavori dei pg aumentano muratore , artigiano , manovale , navista , ect
i pg non sono come quelli di ultima , faccia nuove visi diversi di ogni pg .
bensi gli orci bassi pelosi grassi
elfi secchi alti inteliggenti
ect
la grafica dei pg ogni pg e diverso dal altro
diventera un ultima online daoc warrammer warcraft diablo ultima 10
che non ci si puo stancare mai
la vita sara reale ma propio reale tanto e vero che chi non dormira almeno 4 ore perdera fatica e inteliggenza
lavoro , ogni pg se vuole aveve un lavoro potra averlo
lavorare in una birreria , in un negozio di black ect
di falegnameria anche perche ogni pg potra aprire un negozio ma un vero negozio assumendo dipendenti o npc. i gm venderanno le terre , per poi prendere un permesso per costruirci , oppure farci solo un terreno coltivabile , oppure farci una stalla per allevare cavalli galline orsi e tutto cio che la gente vuole fare diventa solita realta. vivere in sei mondi diversi luno da laltro , ogni mondo diverso , creare un pg orco che nasce in un mondo per poi andare in un altro e sapere pero di essere in pericolo perche in un altro mondo non sai che gente troverai se troverai nani che vorranno tagliarti a pezzettini o trovare elfi che ti accoglieranno nel propio mondo come uno di loro. le guardie private. e se
per un momento pensassimo che esiste un negozio dove puoi comprare addirittura dei npc programmati per ubidirti ( umani , robot , ect)
ti aiuteranno , ti proteggeranno , proteggeranno le tue case ect ect
be e tuto possibile in questo server ) .il tempo . che ora e nel server? solo le 10 30 del 10/12/1100 . mese in cui i territori del mondo saranno ricoperti di neve e tu vivrai una realta di un tempo determinato dal tempo reale dove gli anni passano anche per te che sei un pg giovane piccolissimo appena nasci ma ogni razza vive in maniera diversa , quindi prima che venga la tua ora fai un figlio che possa ereditare tutti i tuoi beni materiali e morali e vivrai un altra vita lunga dai 100 hai 200 anni che nel mondo 100 anni equivalgono 2 anni reali di gioco . quindi se dopo due anni il tuo pg muore di vecchiaia anche perche gia verso gli 80 90 potra perderei capelli e avere meno str dex e int . pero sappi che sta per nascere tuo figlio prima che tu morirai cosi che potrai immergerti nel sangue del tuo sangue , meglio sempre farne tanti di figli perche avendo 2 figli oppure 3 vorrebbe dire avere cosi 2 o 3 account da gestire un giorno ............. sperando che quel giorno tutti ti ricorderanno come un grande padre , padre di due o tre grandi figli ...... la tua stirpe non morira mai e tu vivrai il gioco piu bello e infinito della tua vita , ti impersonerai nel gioco come se fossi davero li dentro , il cuore battera veloce , la tua mente entrera in una realta dilagante che ti permettera di essere felice davvero , e la felicita di una persona credo sia tutto nella vita .
dimmi se va bene per farmi hostare questo pront

_________________



Vieni a visitare la ridente cittadina di Codroipo!


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Messaggio Mar Dic 28, 2004 14:19   -   Rispondi con citazione   

Prova firma:

Qua una bella immagine! O UN BANNER BOHHH
Qua i diritti ki ha fatto il sio ecc.
Qua non lo so

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firma rotta


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Messaggio Mar Dic 28, 2004 14:59   -   Rispondi con citazione   

Libero ha scritto:
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ben detto



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Messaggio Mar Dic 28, 2004 14:59   -   Rispondi con citazione   

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Messaggio Mar Dic 28, 2004 15:37   -   Rispondi con citazione   

Ecco un piccolo raffronto su cosa e' elite (IN) e cosa e' lamah (OUT)
oggigiorno su IRC (e non solo), questo e' soltanto uno spunto, prenderlo per
buono o no sta a voi, a me pare illustri adeguatamente il trend attuale.
Probabilmente qualcuno potra'risentirsi di quello che scrivo, ma sinceramente
non me ne frega niente =)
Ricordate comunque che sotto sotto tutti siamo un po' lamah e la distinzione
tra 313373 e lamah non e' cosi' netta...

WHAT'S 313373

* Bouncare su 29 server diversi e poi usare come il 30simo il proprio computer
cosi' da arrivare su IRC con il nostro cazzo di solito IP ma con un LAG a 400
* Avere tutti i parenti che fanno di prefisso 167
* Usare Internet per la prima volta, arrivare su IRC e scoprire che esiste un
sistema operativo detto 'Windows' di cui tutti parlano molto
* Avere una cabina telefonica in cucina, "perche' fuori si sente sola"
* In un crescendo di importanza:
1 Avere un Bot per ogni giorno della settimana
2 Avere un Bot per ogni giorno dell'anno
3 Essere un Bot
* In un crescendo di importanza :
1 Lasciare acceso il PC tutto il giorno
2 Lasciare acceso il PC tutta la notte
3 Dormire con il proprio PC
* Dare il proprio indirizzo civico sotto forma di IP numerico (e non dite che
non si puo' se no a cosa serve un server come dns.provincia.ps.it?)
* Dare il proprio numero del telefono in esadecimale
* Interfacciare tutti gli elettrodomestici della casa al proprio PC e poi
usare Cubase per farli suonare insieme
* Ricompilare il Kernel "una volta al giorno perche' leva il bug di torno"
* Far finta di essere Lamah

WHAT'S LAMAH

* Rippare articoli di altri (vero CDP & amici?)
* Installare tutte le nuke del mondo e non sapere a cosa serve ALT+F4 in win
* Venire su IRC con nick 'shellman' e non sapere compilare un file .c
* Dire cose tipo : "c'e' un vero hacker qui ?" "cerco hacker esperto per
imparare l'arte dell'hacking" e ogni variante al tema..
* Entrare e uscire dai canali IRC senza dire niente
* Dire : "che ca22o me ne fo di un 1678 se non so cos'e' un grin"
* Usare i settaggi di Default di qualsiasi cosa esistente al mondo, questo
include usare "Installazione Consigliata" e similari.
* MettereZ la zetaZ alla fineZ di tutteZ le paroleZ
* Hackerare il proprio provider e poi cancellare tutte le tracce incluso il
proprio account da 750karte "perche' non si sa mai che risalgano a me"
* Lasciare la C condivisa totalmente in lettura e mettere la password sulla
condivisione della stampante =)))
* Far finta di essere 313373
* Aver scritto questa guida Smile
* Aver letto questa guida fino in fondo Smile)

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and... eye think both my parents were still asleep
eye remember eye was gonna play sick, so eye wouldn't have to go to church that day...
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Messaggio Mar Dic 28, 2004 15:39   -   Rispondi con citazione   

Ok descriviamo la tastiera:

In sostanza si tratta di una vecchia tastiera con almeno 5 anni di fottuto
utilizzo (sisi devono essere 5 anni intensivi... altrimenti la magia non
si compiera' nella modalita' tecnosciamaica) dovete procurarvi del nastro
adesivo di quello non trasparente colorato e ricoprire tutti i tasti
alfanumerici in nero e il resto in blu o grigio o tutti e 2.
Mi sembra chiaro che dovete conoscere i tasti a memoria cosa che con il
tempo dovrebbe essere venuta spontanea...

Arriviamo pero' al pezzo forte... il tasto ESC.
Si ragazzi questo e' quello che deve rimanere normale perche' e' l'unica
chiave di ritorno al mondo mortale... questo deve essere diverso da tutti
gli altri e quindi senza nastro adesivo...

Esiste l'alternativa di programmare una sequenza di tasti per il "ritorno
a casa" modificando l'inittab con dei tasti per il shutdown (di default
trovate il Control - Alt - Canc), ma potete mettere qualsiasi tasto o seq.
di tasti che in questo caso dovra' essere IN ROSSO.

Inutile dire che Dio Bit sara' dalla vostra con una cosa del genere...
attualmente lavoro su tre computer:

- uno con la tastiera nera americana pagata 15.000 (una figata per le
operazioni di routine e per la programmazione)

- una tastiera bianca italiana collegata ad un picchio con Win... che
non uso solo io... (l'unica cosa di figo che ha e' sbatterla
al contrario contro la scrivania e vedere che cosa esce)

- la tastiera tecnosciamaica che uso solo io e che in un momento di overdose
infosferica mi ha lasciato il nastro adesivo attaccato sulle dita...
a volte mi sento Jimi Hendrix quando la uso! PROVATELA vi prego! Soprattutto
quando siete su Internet, state chattando, configurando qualcosa o altro...

E ora vi lascio riflettere... Dio Bit sia con voi...

Ringrazio per l'idea condivisa B.B. che ovviamente vuole rimanere anonimo...
x non finire come me Smile) jerry garcia che mi parla dall'al di la' e la
cocacola che mi permette di vedere draghi ogni mattina...

E ora vi lascio perche' il magnetismo dell'infosfera mi sta chiamando
arrivoooo Smile) evvai con i grateful dead a manetta... yeaaaa
bauz

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Messaggio Mar Dic 28, 2004 17:51   -   Rispondi con citazione   

Charles Baudelaire nasce il 9 aprile del 1821 a Parigi, in una casa del Quartiere Lartino, dal secondo matrimonio dell'ormai sessantaduenne Joseph-Francois, funzionario al Senato, con la ventisettenne Caroline Archimbaut-Dufays.

La madre, in seguito alla morte prematura del marito, sposa un aitante tenente colonnello, il quale, a causa della proprio freddezza e rigidità (nonché del perbenismo borghese di cui era intriso), si guadagnerà l'odio del figliastro. Nel nodo doloroso dei rapporti con la famiglia e, in primo luogo, con la madre, si gioca gran parte dell'infelicità e del disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita. Dopotutto, come fra l'altro testimonia l'intenso epistolario rimasto, egli chiederà sempre aiuto e amore alla madre, quell'amore che crederà mai ricambiati, perlomeno rispetto all'intensità della domanda.

Nel 1833 entra al Collège Royal per volontà del patrigno. Nel giro di poco tempo, però, la fama di dissoluto e scavezzacollo prende a circolare all'interno del collège fino ad arrivare, inevitabilmente, alle orecchie dell'odiato patrigno il quale, per ripicca, lo obbliga ad imbarcarsi sul Paquebot des Mers du Sud, una nave che faceva rotta nelle Indie.
Questo viaggio ha su Charles un effetto inaspettato: gli fa conoscere altri mondi e culture, lo pone a contatto con gente di tutte le razze, facendogli scoprire una dimensione lontana dalla pesante decadenza mondana e culturale che grava sull'Europa. Da questo, dunque, nasce il suo grande amore per l'esotismo, lo stesso che filtra dalle pagine della sua opera maggiore, i celeberrimi "Fiori del male.
Ad ogni modo, dopo appena dieci mesi interrompe il viaggio per fare ritorno a Parigi, dove, oramai maggiorenne, entra in possesso dell'eredità paterna, che gli permette di vivere per qualche tempo in grande libertà.

Nel 1842, dopo aver conosciuto un grande poeta come Gerard de Nerval, si avvicina soprattutto a Gautier, e gli si affeziona in maniera estrema. La simbiosi tra i due è totale e Charles vedrà nel più anziano collega una sorta di guida morale e artistica. Sul fronte degli amori femminili, invece, dopo aver conosciuto la mulatta Jeanne Duval, si scatena con lei un'intensa e appassionata relazione. Contrariamente a quanto spesso succede agli artisti di quegli anni, il rapporto è solido e dura a lungo. Charles trae linfa vitale da Jeanne: lei è tutrice e amante ma anche musa ispiratrice, non solo per ciò che riguarda l'aspetto "erotico" e amoroso della produzione baudeleriana, ma anche per quel timbro intensamente umano che traspare da molte sue poesie. In seguito, poi, con il sopraggiungere della vecchiaia, sarà amorevole e presente nei momenti tormentosi della paralisi che colpirà il poeta.

Intanto, la vita che Baudelaire conduce a Parigi non è certo all'insegna della parsimonia. Quando la madre, infatti, scopre che ha già speso circa la metà del lascito paterno, consigliata dal secondo marito intraprende una procedura per poter ottenere un curatore a cui venga affidato il compito di amministrare con maggiore accuratezza il resto dell'eredità. Da ora in avanti, Baudelaire sarà costretto a chiedere al proprio tutore persino i soldi per comprarsi i vestiti.

Il 1845 segna il suo esordio come poeta, con la pubblicazione di "A una signora creola", mentre, per vivere, è costretto a collaborare a riviste e giornali con articoli e saggi che furono poi raccolti in due libri postumi, "L'Arte romantica" e "Curiosità estetiche".

Nel 1848 partecipa ai moti rivoluzionari di Parigi mentre, nel 1857, pubblica presso l'editore Poulet-Malassis i già citati "I fiori del male", raccolta che comprende un centinaio di poesie.
La rivelazione di questo capolavoro assoluto sconcerta il pubblico del tempo. Il libro viene indubbiamente notato e fa parlare di sè, ma più che di successo letterario vero e proprio, forse sarebbe più giusto parlare di scandalo e di curiosità morbosa. Sull'onda della chiacchera confusa e del pettegolezzo che circonda il testo, il libro viene addirittura processato per immoralità e l'editore si vede costretto a sopprimere sei poesie.

Baudelaire è depresso e la sua mente sconvolta. Nel 1861, tenta il suicidio. Nel 1864, dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Acadèmie francaise, lascia Parigi e si reca a Bruxelles, ma il soggiorno nella città belga non modifica la sua difficoltà di rapporti con la società borghese.

Malato, cerca nell'hashish, nell'oppio e nell'alcol il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo la lunga agonia della paralisi, lo ucciderà a soli quarantaquattro anni. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i "Paradisi artificiali" editi sempre nell'"annus horribilis" del 1861. È sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre e al detestato patrigno. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.

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Messaggio Mar Dic 28, 2004 17:52   -   Rispondi con citazione   

Oscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre 1854.

Il padre, Sir William, era un oculista di fama europea (curò anche re Oscar I primo di Svezia, che fu per procura il padrino di Wilde), nonchè antiquario; dedito alle sue avventure galanti, ebbe la carriera stroncata da uno scandalo, e morì nel 1876.

La madre, Jane Francesca Elgee, aveva sostenuto in gioventù la causa dell'indipendenza irlandese con scritti firmati Speranza e raccolse intorno a sè un salotto letterario a Dublino e poi a Londra.

Allevato nella religione protestante, Wilde studiò alla Portora Royal School di Enniskillen ed al Trinity College di Dublino, dove si distinse come latinista e grecista e vinse una borsa di studio per il Magdalene College di Oxford.

Qui fu sensibile a varie influenze: il cattolicesimo di Newman, che lo interessò come critica alla religione della maggioranza borghese, e per il fascino misterioso dei suoi riti; la propaganda dell'arte e del bello di Ruskin; gli Studies In The History Of Renaissance di Pater (1873), dove si teorizzava una vita d'intense e squisite emozioni estetiche.

Lasciò Oxford nel 1878 con una laurea eccellente e con una piccola reputazione di poeta (aveva conquistato l'ambito premio Newdigate con il poemetto Ravenna).

Stabilitosi a Londra ed autoproclamatosi capo del ben mai definito movimento estetico (era di moda, nei salotti, sospirare contro le brutture del mondo moderno), si dedicò ad un'alacre vita mondana, presto segnalandosi per le sue pose stravaganti.

Già prima dell'uscita dei suoi Poems (Poesie, 1881), Wilde era una figura caratteristica nel panorama letterario, grazie anche alle frequenti ironie di periodici come Punch. Quando fu trasferito a New York il successo di Patience, l'operetta di Gilbert e Sullivan in cui si pariodiava il movimento estetico, un impresario ebbe l'idea di scritturare Wilde per un ciclo di conferenze in quel paese, onde fornire al pubblico il soggetto delle parodie in carne ed ossa. Egli girò quindi gli Stati Uniti nel 1882, descrivendo il movimento e tentandone una storia, e parlando dell'importanza del bello come antidoto agli orrori della società industriale.

Benchè il pubblico non lo prendesse sul serio, il viaggio gli consentì di far rappresentare a New York, nel 1883 (ma senza successo) la commedia Vera, Or The Nihilists (Vera o i nichilisti), scritta nel 1880; e soprattutto, con i denari guadagnati, di trascorrere alcuni mesi a Parigi.

Nella capitale, egli dichiarò morto e sepolto l'Oscar del periodo estetico, ed entrò in contatto con quel mondo letterario, non di rado affascinandolo con la sua conversazione inconsueta e brillante.

Tornato in patria, riprese per un anno l'attività di conferenziere (la rinnovata amicizia col pittore J.M. Whistler, in seguito interrotta, servì a dare un impianto più moderno alle sue idee ed ad incoraggiare la sua abilità di coniatore di paradossi); pubblicò una tragedia d'ispirazione elisabettiana, The Duchess Of Padua (La Duchessa di Padova, rappresentata, ancora senza successo, a New York nel 1891); sposò Constance Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino, e mise su casa a Chelsea, allora la Montmartre londinese, dove nacquero i due figli, Cyril nel 1885 e Vyvyan nel 1886.

Sempre immerso nel gran mondo dell'arte e della mondanità, Wilde assunse un tenore di vita splendido, arrotondando la dote della moglie con l'attività giornalistica: recensì libri per la Pall Mall Gazette ed altri periodici e diresse una rivista femminile The Woman's World (1885-89).

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Messaggio Mar Dic 28, 2004 17:52   -   Rispondi con citazione   

Poeta e drammaturgo inglese, nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. E' considerato dalla critica come una delle più grandi personalità della letteratura di ogni tempo e di ogni paese. Ad uno sguardo storico più ravvicinato, invece, viene catalogato come uno degli esponenti principali del rinascimento inglese.

Dal punto di vista strettamente biografico, di Shakespeare si sa ben poco. Oltre a mancare dati certi sulla sua vita, innumerevoli fatti ed aneddoti circolano, com'era facile prevedere, intorno alla sua figura. Aneddoti perlopiù destituiti da ogni fondamento,. In questa selva di informazioni, da tempo gli studiosi hanno cercato di fare chiarezza, giungendo a poche ma quasi certe notizie fondate. Per quanto riguarda la nascita, si parla del 23 Aprile ma anche questa data è passibile di contestazione, essendo basata più che altro su di un affidamento alla tradizione.

La sua famiglia apparteneva alla classe benestante inglese. Il padre era una un facoltoso mercante mentre la madre si fregiava del blasone di un casato della piccola nobiltà terriera. Nel 1582 lo scrittore sposa Anne Hathaway, bella ragazza di umili origini, proveniente da una famiglia contadina. Anne darà al drammaturgo ben tre figli di cui gli ultimi due gemelli. Purtroppo uno di essi a soli undici anni, decede. Intanto, William ha già intrapreso con decisione la scelta di vivere per il teatro. Non solo si dedica anima a corpo all'attività di attore, ma spesso scrive da solo i testi, tanto che dopo qualche anno può già vantare una cospicua produzione. Trasferitosi a Londra, nel giro di qualche tempo si conquista una discreta fama. La pubblicazione di due poemetti d'amore, "Venere e Adone" (1593) e "Lucrezia violentata" (1594), nonché dei "Sonetti" (editi nel 1609 ma in circolazione già da tempo) lo consacrarono poeta rinascimentale versatile e piacevole.

Dal punto di vista della diffusione delle sue opere teatrali, invece, il pubblico si dimostra inizialmente meno sensibile. Egli è appunto considerato dalla cerchia degli intenditori e dal pubblico colto un maestro della lirica e del verso più che del dramma. I testi teatrali, pur accolti con favore, non godevano di grande considerazione, anche se Shakespeare, con buon intuito e notevole fiuto (quasi fosse sintonizzato sui percorsi artistici della storia), investì i suoi guadagni proprio in questo settore, al momento apparentemente meno redditizio. Aveva infatti una partecipazione nei profitti della compagnia teatrale dei Chamberlain's Men, successivamente chiamatisi King's Men, che metteva in scena suoi e altrui spettacoli. In seguito, i considerevoli guadagni provenienti da queste rappresentazioni gli consentirono fra l'altro di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il "Globe Theatre" e il "Blackfriars". Ed è inutile ribadire che la sua fama è oggi legata soprattutto alle 38 opere teatrali da lui composte nell'arco della sua fulgida carriera....

Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all'esperienza romantica, ma l'originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l'amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l'arguzia, sono spesso presenti in un'unica miscela di grande efficacia.

Una fatica notevole sarebbe anche rappresentata dall'enumerazione dell'enorme quantità di musica che è stata tratta dai suoi testi. L'opera lirica ha letteralmente saccheggiato i drammi o le commedie scespiriane che, con le loro ricchissime tematiche si prestano particolarmente bene alla rappresentazione in note. Un culto per Shakespeare aveva Wagner (anche se non musicò mai alcun libretto del bardo), ma bisognerebbe almeno citare Verdi ("Otello", "Falstaff" "Macbeth", ecc.), Mendelssohn (che scrisse le fantastiche musiche di scena per "Sogno di una notte di mezza estate"), Caikovskji e, nel Novecento, Prokovief, Bernstein (non dimentichiamo che "West side story" non è altro che una riproposizione di "Romeo e Gulietta") e Britten. Inoltre, la sua straordinaria modernità è testimoniata dalle decine di film ispirati ai suoi drammi.

Conquistato un certo benessere, a partire dal 1608 Shakespeare diminuì dunque il suo impegno teatrale; sembra che trascorresse periodi sempre più lunghi a Stratford, dove acquistò un'imponente casa, New Place, e divenne un cittadino rispettato della comunità. Morì il 23 aprile 1616 e fu sepolto nella chiesa di Stratford. Problematica è anche l'iconografia relativa al grande bardo. Finora di Shakespeare si conoscevano solo due immagini "post mortem": il busto di marmo sulla tomba, e l'incisione usata nel frontespizio di una delle prime edizioni delle opere che da allora è stata riprodotta innumerevoli volte fino a oggi su libri, poster e magliette. Ma lo Shakespeare canadese ha scarsa somiglianza con l'effige"ufficiale" per via della folta chioma ricciuta castano-ramata.


Alcune delle tragedie più famose:

"Amleto" (1599-1600)
"Romeo e Giulietta" (1594-95)
"Enrico IV" (1597-9Cool
"Macbeth" (1605-06)

Commedie
"La bisbetica domata" (1593-94)
"Molto rumore per nulla" (1598-99)
"Le allegre comari di Windsor" (1600-01).

Una menzione speciale meritano due opere "fantastiche" nelle quali sogno e realtà si mescolano in maniera talmente suggestiva da essere dei veri e propri capostipiti del genere "Fantastico": si tratta di "Sogno di una notte di mezza estate" (1595-96) e "La tempesta" (1611-12).

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come rosico pd
sto cazzo di sistema di punti è buggato

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Messaggio Mar Dic 28, 2004 19:46   -   Rispondi con citazione   

Poeta e drammaturgo inglese, nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. E' considerato dalla critica come una delle più grandi personalità della letteratura di ogni tempo e di ogni paese. Ad uno sguardo storico più ravvicinato, invece, viene catalogato come uno degli esponenti principali del rinascimento inglese.

Dal punto di vista strettamente biografico, di Shakespeare si sa ben poco. Oltre a mancare dati certi sulla sua vita, innumerevoli fatti ed aneddoti circolano, com'era facile prevedere, intorno alla sua figura. Aneddoti perlopiù destituiti da ogni fondamento,. In questa selva di informazioni, da tempo gli studiosi hanno cercato di fare chiarezza, giungendo a poche ma quasi certe notizie fondate. Per quanto riguarda la nascita, si parla del 23 Aprile ma anche questa data è passibile di contestazione, essendo basata più che altro su di un affidamento alla tradizione.

La sua famiglia apparteneva alla classe benestante inglese. Il padre era una un facoltoso mercante mentre la madre si fregiava del blasone di un casato della piccola nobiltà terriera. Nel 1582 lo scrittore sposa Anne Hathaway, bella ragazza di umili origini, proveniente da una famiglia contadina. Anne darà al drammaturgo ben tre figli di cui gli ultimi due gemelli. Purtroppo uno di essi a soli undici anni, decede. Intanto, William ha già intrapreso con decisione la scelta di vivere per il teatro. Non solo si dedica anima a corpo all'attività di attore, ma spesso scrive da solo i testi, tanto che dopo qualche anno può già vantare una cospicua produzione. Trasferitosi a Londra, nel giro di qualche tempo si conquista una discreta fama. La pubblicazione di due poemetti d'amore, "Venere e Adone" (1593) e "Lucrezia violentata" (1594), nonché dei "Sonetti" (editi nel 1609 ma in circolazione già da tempo) lo consacrarono poeta rinascimentale versatile e piacevole.

Dal punto di vista della diffusione delle sue opere teatrali, invece, il pubblico si dimostra inizialmente meno sensibile. Egli è appunto considerato dalla cerchia degli intenditori e dal pubblico colto un maestro della lirica e del verso più che del dramma. I testi teatrali, pur accolti con favore, non godevano di grande considerazione, anche se Shakespeare, con buon intuito e notevole fiuto (quasi fosse sintonizzato sui percorsi artistici della storia), investì i suoi guadagni proprio in questo settore, al momento apparentemente meno redditizio. Aveva infatti una partecipazione nei profitti della compagnia teatrale dei Chamberlain's Men, successivamente chiamatisi King's Men, che metteva in scena suoi e altrui spettacoli. In seguito, i considerevoli guadagni provenienti da queste rappresentazioni gli consentirono fra l'altro di essere comproprietario dei due teatri più importanti di Londra: il "Globe Theatre" e il "Blackfriars". Ed è inutile ribadire che la sua fama è oggi legata soprattutto alle 38 opere teatrali da lui composte nell'arco della sua fulgida carriera....

Difficile inquadrare la sua notevole produzione artistica, che annovera drammi storici, commedie e tragedie, anche a causa della rilettura successiva dei suoi lavori ad opera dei letterati romantici che videro profonde assonanze tra la loro ricerca estetica e i lavori di Shakespeare. Per lungo tempo, infatti, questa rilettura ha influenzato sia la critica che gli allestimenti delle sue opere, esasperando le affinità poetiche con il romanticismo. Indubbiamente sono presenti, soprattutto nelle grandi tragedie, temi e personaggi che preludono all'esperienza romantica, ma l'originalità del grande artista inglese va cercata maggiormente nella grande capacità di sintesi delle diverse forme teatrali del suo tempo in opere di grande respiro ed equilibrio dove il tragico, il comico, l'amaro, il gusto per il dialogo serrato e per l'arguzia, sono spesso presenti in un'unica miscela di grande efficacia.

Una fatica notevole sarebbe anche rappresentata dall'enumerazione dell'enorme quantità di musica che è stata tratta dai suoi testi. L'opera lirica ha letteralmente saccheggiato i drammi o le commedie scespiriane che, con le loro ricchissime tematiche si prestano particolarmente bene alla rappresentazione in note. Un culto per Shakespeare aveva Wagner (anche se non musicò mai alcun libretto del bardo), ma bisognerebbe almeno citare Verdi ("Otello", "Falstaff" "Macbeth", ecc.), Mendelssohn (che scrisse le fantastiche musiche di scena per "Sogno di una notte di mezza estate"), Caikovskji e, nel Novecento, Prokovief, Bernstein (non dimentichiamo che "West side story" non è altro che una riproposizione di "Romeo e Gulietta") e Britten. Inoltre, la sua straordinaria modernità è testimoniata dalle decine di film ispirati ai suoi drammi.

Conquistato un certo benessere, a partire dal 1608 Shakespeare diminuì dunque il suo impegno teatrale; sembra che trascorresse periodi sempre più lunghi a Stratford, dove acquistò un'imponente casa, New Place, e divenne un cittadino rispettato della comunità. Morì il 23 aprile 1616 e fu sepolto nella chiesa di Stratford. Problematica è anche l'iconografia relativa al grande bardo. Finora di Shakespeare si conoscevano solo due immagini "post mortem": il busto di marmo sulla tomba, e l'incisione usata nel frontespizio di una delle prime edizioni delle opere che da allora è stata riprodotta innumerevoli volte fino a oggi su libri, poster e magliette. Ma lo Shakespeare canadese ha scarsa somiglianza con l'effige"ufficiale" per via della folta chioma ricciuta castano-ramata.


Alcune delle tragedie più famose:

"Amleto" (1599-1600)
"Romeo e Giulietta" (1594-95)
"Enrico IV" (1597-9
"Macbeth" (1605-06)

Commedie
"La bisbetica domata" (1593-94)
"Molto rumore per nulla" (1598-99)
"Le allegre comari di Windsor" (1600-01).

Una menzione speciale meritano due opere "fantastiche" nelle quali sogno e realtà si mescolano in maniera talmente suggestiva da essere dei veri e propri capostipiti del genere "Fantastico": si tratta di "Sogno di una notte di mezza estate" (1595-96) e "La tempesta" (1611-12).

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